lunedì 4 maggio 2015

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Premetto che non ho finito la scuola e attualmente non lavoro.
Ogni volta che conosco qualcuno di nuovo, ed uscendo con gli amici del mio ragazzo, capita spesso, mi chiedono se vado a scuola.
Rispondo di no. E inizia l'interrogatorio.
E puntualmente, quando comincia questo ''processo'' mi sale l'ansia.
Farfalle nello stomaco, senso di smarrimento, battito accelerato e respiro corto.
Anche se non è così visibile esternamente, come potrebbe sembrare.
Di solito, inizio parandomi il culo e dicendo ''problemi personali''.

Io vivo giorno per giorno, quando penso alla ''vita vera'' mi prende il panico.
Non sono fatta per quelle cose. Pensarci significa effettivamente crescere o prepararsi a farlo.

Mi sono sempre detta che avrei vissuto con i miei finché non sarebbero morti o non saremmo finiti sotto i ponti per mancanza di soldi.
Ma ora ho qualcuno che mi spinge a fare questi passi e non capisce che io -non è che non voglia- non ce la faccio. È una cosa troppo spaventosa per me.

E quando parla di quello mi viene voglia di scappare, di tornare a vegetare sul divano come un tempo.
A volte penso che sarebbe stato meglio se mi avesse lasciata a macerare nel mio brodo.

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